Colpevoli della propria innocenza
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L’idea di scrivere questo libro, venne per puro caso. Anni fa mi recai in ferie al mio paese, in Italia. Fra le mille cose da svolgere decisi un giorno di frugare nei cassetti di un vecchio armadio. Oggetti di ogni genere che avevo lasciato per lunghi decenni ad ammuffire. Nascosta sotto mille cose trovai di colpo una grande busta postale per documenti. Aprendola e incuriosito trovai guarda caso un manoscritto sulle mie memorie. Insomma i miei diari! Una sorta di tesoro inestimabile che io stesso, avevo scritto con la cronologia dovuta. Definendo luoghi, date e personaggi, tutti descritti nei loro ruoli e funzioni. Fra le pagine che avevo curiosamente sfogliato, trovai questo racconto. Le immagini e il suo fascino sublime attirarono la mia attenzione. Rileggere così in modo veloce e senza soffermarmi più di tanto, ciò che avevo scritto, non era altro che un lungo viaggio nel tempo. Tutto quello che accadde in questo capitolo della mia vita, oltre a suscitare una profonda nostalgia mi spinsero nel fare di tutto, un romanzo. Ciò per ironia appare una storia comune o almeno, ne è la sua impressione. Confesso nell’esser stato riluttante in primis e malgrado tutto e prima di aver tirato fuori la mia macchina da scrivere, nel riflettere e non solo una volta, se farne di queste righe un ricordo scritto. Non era questa la mia ambizione principale, anzi. Poi rileggendola almeno due o tre volte, ho ben creduto di raccontare ai miei lettori, quello di cui io stesso ne fui partecipe. Sullo sfondo il fascino idilliaco di quell’estate 1986, rimasta scritta tra gli appunti delle mie memorie, suonavano le note di un grande album dei Dire Straits: “Brothers in Arms”. Fu l’inizio di un qualcosa che avrebbe sconvolto i miei progetti e le ambizioni della mia vita, ponendo me e la mia ingenuità difronte a delle responsabilità di cui non ero, preparato. Cose che in realtà avrei dovuto gestire con cautela, e forse anche un pizzico di fortuna.