Paolo Crepet Bücher
Paolo Crepet ist ein Psychiater und Soziologe, der sich auf die Erforschung von Suizidversuchen, psychiatrische Epidemiologie und Sozialpsychiatrie spezialisiert hat. Seine Arbeit befasst sich mit den komplexen sozialen und psychologischen Faktoren, die das psychische Wohlbefinden und die gesellschaftliche Gesundheit beeinflussen.






I giorni dell'ira
storie di matricidi
La scelta del matricidio come campo d'indagine e filo conduttore delle vicende narrate non aveva certo la pretesa premonitrice di qualche pur visibile sciagurata trasformazione sociale. Queste storie cercano, più modestamente, di segnalare qualche elemento in grado di aiutare a interpretare e a capire un disagio profondo che attraversa una parte del mondo giovanile. Queste storie hanno la sola ambizione di cogliere e proporre un aspetto metaforico; questi racconti vorrebbero parlare di quanto sta a monte, una sorte di precondizione del l'indifferenza, ovvero l'opposto dell'amore.
I figli non crescono più
- 166 Seiten
- 6 Lesestunden
Molti adolescenti di oggi non si sentono spinti a camminare da soli. A rischiare. Provare emozioni, ribellioni, responsabilità. In questo libro, rivolto ai giovani ma anche ai loro genitori e insegnanti, Paolo Crepet affronta una delle più forti ipoteche sul futuro della società. E cerca di suggerire i possibili rimedi, che coinvolgono prima di tutto l'educazione e la scuola. «Non dare retta a chi ti indica le scorciatoie, prova a osare strade difficili, evita tutto ciò che è comodo e diffida di chi te lo propone. Fa' crescere dentro di te rabbia e sete per l'inquietudine. Non buttarti via, impara a dannarti senza perderti. Impara che hai diritto a pensare che nella vita si possa e si debba tentare e sbagliare, e che nessuno ti deve poter giudicare per gli errori che commetterai, ma semmai per le omissioni che ammetterai a te stesso».
Questo libro parla di storie comuni che la solitudine attraversa silenziosa: adolescenti, uomini e donne, anziani. Si parla d'amore e di dolore, di violenza e di sogni, di presenze asfissianti e di assenze impreviste. Sono storie che ci riguardano. Viviamo uno strano paradosso: non ci possiamo più dire soli, eppure noi tutti, in qualche misura, sentiamo e temiamo di esserlo. Abbiamo a disposizione infiniti strumenti di comunicazione, eppure manchiamo dell'essenziale per dire e per sentire; non possiamo non accorgerci che la nostra affettività e la nostra sfera emotiva si sono inaridite. Ce lo dimostra quel tremendo autismo che troppo spesso separa i giovani dagli adulti.
Mettiamo che ci sia un naufragio. Mettiamo che i naufraghi siamo noi. Anche le terre che cerchiamo di scorgere all'orizzonte siamo noi, perché ciò di cui siamo naufraghi è noi stessi. E in questa ricerca, si evidenziano la nostra perversione e il nostro paradosso, la nostra condanna, anche: lasciamo una società ricchissima, ma che in realtà è povera di quello che ci manca e che ci occorre. Da questa metafora partono le storie di Paolo Crepet. La sua formazione e l'esperienza professionale di psichiatra sono l'humus che sostanzia le storie, ma non ci troviamo di fronte a una serie di "casi clinici": ogni storia vale per tutti, è un caso clinico generale, in cui di "vero" c'è la memoria affettiva e sensoriale.
La fragilità del bene
Sull'amore elogio dell'amicizia impara a essere felice - Con una nuova introduzione dell'autore
- 452 Seiten
- 16 Lesestunden
Si fa presto a dire amare, ma quante sono le persone che possono dirsi innamorate sul serio? E quante quelle capaci di andare oltre l’innamoramento? Una cosa è certa: l’amore non può diventare un laconico messaggio lanciato nell’universo distratto, né può contare sulla probabilità che un’anima ne incroci un’altra nella notte dei giochi tecnologici. L’amore ha bisogno di essere contaminato, anche quando costa, anche quando sa di amaro e di lacrime. Sentimento «più dogmatico dell’amore» è l’amicizia, che non conosce sfumature di comodo, che è tutto o niente, e ha bisogno di ancora più coraggio dell’amore, perché richiede l’assoluta conquista dell’altro e la totale perdita di sé. Ultima tappa di questa guida amichevole sul sentiero della maturità affettiva è la felicità: per raggiungerla, dobbiamo impegnarci ad avviare una piccola rivoluzione della gioia e della positività. Perché essere felici può accadere molto piú spesso di quanto immaginiamo, dobbiamo solo lasciare che accada.